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La via del ritorno sembra più breve, eppure costa più fatica. L’Assemblaggio ti costringe a rimanere fermo per ore, ordinando i pezzi che arrivano sui nastri e valutandoli per qualità di manifattura e funzione. Il calore dell’enorme sala alle volte è insopportabile, ed i nastri si macchiano delle gocce di sudore che stillano in continuazione. L’acqua è razionata, ed ogni goccia è un po’ di vita che se ne va. LUM non mi guarda, o non riesce, o forse mi sono sbagliato. LOS ha gli occhi rossi, le occhiaie sembrano essere più marcate. Parlotta, ma non credo dica nulla. Mi auguro riesca a dormire stanotte, forse dovrebbe chiedere una dose di NeoBuspirene. L’ho preso, qualche volta. Dormi poco e senza sogni, ma almeno dormi. Arrivo nel mio Cubo. Tolgo la tuta, saluto Vera, ed in rima le dico che la vedo pallida, stasera. Non mi faccio ridere. Chiudo gli occhi. Chissà se in questo momento mi stanno osservando.
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Incontro LUM insieme a FIC 0376, un rosso smilzo con vestiti che sembrano troppo grandi per lui, ed alzo il sopracciglio destro a mo’ di mano che saluta, sforzandomi di sorridere. FIC mi guarda, e mentre cammina inciampa su di un’asperità del cemento e cade in terra senza un suono. Mi fermo, torno verso di lui e gli tendo una mano per farlo rialzare.
“Grazie, fratello.”
“Tutto bene?”
“Credo di si.”
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Continuiamo a camminare verso l’Assemblaggio. Mentre raggiungiamo le postazioni davanti ai nastri, vedo LOS che continua a fissarmi con aria interrogativa e nello stesso momento mi accorgo di avere, nella mano destra, un piccolo foglio ripiegato. Capisco che me lo ha passato FIC mentre lo aiutavo a rialzarsi. LOS continua a guardarmi: sono convinto che sappia del piccolo triangolino di carta nella mia mano. Inizia ad osservarla casualmente, come per avvertirmi di far presto a leggere e di sbarazzarmi del messaggio, mentre i pezzi da assemblare iniziano ad arrivare come un’onda di piena. Poco prima della PausAlimentazione, guardo il bigliettino inzuppato di acqua e lavoro e prima di nasconderlo nella tuta vi trovo scritto “non sei solo“. Tocco la mia macchiolina portafortuna sperando di darle vigore. Lo stesso vigore che provo quando penso alla frase scritta in un biglietto di carta che ho dovuto nascondere. Lo stesso vigore che provo quando penso che, anche in un mondo dove sono più importanti le cose meccaniche delle cose che crescono, l’amore e l’amicizia possono ancora aver ragione della fatica e del dolore. Lo stesso vigore che provo quando penso che se Vera svanirà, potrò – forse – ricevere un altro bigliettino, che mi farà andare avanti nonostante tutto. Non sarò solo.
Leggi molto (variando genere), scrivi bene fin dalle elementari, cerchi la musica e l'assapori come il primo caffè del mattino.
La mente è “pericolosamente” troppo fervida.
Complimenti onesti e vediamo se ti ricordi…
Maurizio S.
Se tu sei 34 e io 36, ti ho ritrovato dopo anni 🙂
E se ci ho preso, mandami i tuoi contatti se ti va …
repubblica1849@virgilio.it
da ex 34 a ex 36